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mentono sapendo di mentine

venerdì 6 agosto 2010

La maledizione di Gerlinde Kaltenbrunner sul K2 muore il compagno di cordata


Respinta per la quarta volta. E con un prezzo più salato delle altre: la perdita del suo compagno di scalata. La sfida tra Gerlinde Kaltenbrunner e il K2, l'unica cima che manca al suo palmares, ha assunto ormai i contorni di una maledizione. Il personaggio è già nella storia nell'alpinismo. Austriaca, 40 anni da compiere, ha già scalato tredici delle quattordici vette più alte della terra. Gli ottomila. Una cifra che da sola dà l'idea del sacrificio e delle difficoltà che deve affrontare chi si accosta a queste montagne. Per entrare nella leggenda, ed essere la prima donna ad averle scalate tutte senza aiutarsi con le bombole d'ossigeno, le manca appunto il K2.
La montagna "maledetta". Non una montagna qualsiasi. La "Grande Montagna" o la "Montagna Selvaggia", due tra i suoi nomi, è per altezza, con i suoi 8611 metri, solo la seconda vetta al mondo. Ma tenendo conto di altezza, pericolosità e difficoltà tecniche, è considerato dagli esperti del settore l'ottomila più impegnativo.

La vittima. L'ultima vittima è stato proprio il compagno di cordata di Gerlinde Kaltenbrunnes: lo svedese Fredrik Ericsson, 35 anni. Alpinista e campione di sci estremo, Ericsson aveva deciso di accompagnare l'austriaca nel suo quarto tentativo, dopo che il 27 luglio la sua "bestia nera", le aveva detto no per la terza volta. La donna non aveva desistito e contando sulle buone previsioni aveva deciso di riprovarci questa notte. Anche lo svedese d'altronde aveva il suo sogno da coronare: scendere con gli sci dai tre ottomila più alti. Iniziando proprio dal K2.

L'incidente. L'incidente è avvenuto sul Collo di Bottiglia, a circa 8.350 metri di quota. E' un tratto di salita "maledetto". Nel 2008 vi persero la vita 11 alpinisti. Il peggioramento delle condizioni metereologiche aveva fatto desistere anche il marito della Kaltenbrunner, Ralf Dujmovits, che aveva rinunciato alla scalata per l'alto rischio di caduta sassi. Non Gerlinde e Fredrik, che erano partiti da soli decisi ad arrivare in cima. L'impresa è finita in tragedia. Ericcson è morto dopo un volo di quasi mille metri, precipitando fino al campo tre. La sua compagna di scalata è tornata indietro e accompagnata da altri alpinisti, sta lentamente tornando verso il campo base. Nel frattempo ha iniziato a nevicare ed è aumentato anche il pericolo valanghe.

Come Fait. La morte di Fredrik Ericcson si colora di un altro particolare inquietante. Lo svedese ha perso la vita sulla stessa cima dove, l'anno scorso, era morto il suo compagno di cordata, il trentino Michele Fait. Era la fine di giugno del 2009, quando i due tentarono la discesa con gli sci dal K2 ed Ericsson vide lo sciatore trentino precipitare in un canalone. Inutili i tentativi di soccorrere l'amico. Lo svedese non poteva ancora sapere che sul K2 lo avrebbe aspettato la stessa sorte. (06 agosto 2010) dal Sito di Repubbblica

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