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mentono sapendo di mentine

lunedì 15 febbraio 2010

How does it feel? - something about Bob Dylan


COMPAGNIA TEATRALE ACCADEMIA DEI FOLLI

di Emiliano Poddi

Con
CARLO RONCAGLIA – VOCE E CHITARRA
ENRICO DE LOTTO – CONTRABBASSO
PAOLO DEMONTIS – ARMONICA
MARCO MATURO – CHITARRE E BOUZOUKI
DONATO STOLFI – PERCUSSIONI

ARRANGIAMENTI A CURA DI ENRICO DE LOTTO
VIDEO A CURA DI PIERLUCA GAMBETTA
Regia di Carlo Roncaglia

Sulla genialitá di questo “profeta” della musica popolare internazionale s’è già detto quasi tutto.
La sua produzione artistica da oltre quarant’anni fa scuola ed ha gettato basi consolidate per un ascolto che non è più il vecchio “mettiamo su un disco”. Quella voce nasale e graffiante, quel suono che ha radici nel folk, nel blues, nelle ballate della vecchia Europa; con testi ruvidi, incisivi, densi di messaggi stimolanti; oltre lo “slang” e un linguaggio per pochi.
E di cose ne ha dette, scomode, urtanti, vere. Lo hanno ascoltato milioni di persone, di ogni età. Ma al di là del divismo, che Dylan ha sempre evitato accuratamente, restano centinaia di canzoni, blues, ballate indimenticabili e poesie; soprattutto poesie, testi che da tempo hanno trovato attenzione e dignità anche nelle migliori antologie internazionali.

“Il più delle volte riesco a stare con tutti e due i piedi per terra, mi sembra di avere ogni cosa sotto controllo, il più delle volte metto bene a fuoco quello che voglio, e quello che voglio è fare musica folk.
Per questo me ne sono andato da casa, da Duluth. È stato un mese fa, sono saltato sul primo autobus per Minneapolis. Non c’era nessuno a salutarmi al mio arrivo, nessuno mi conosceva e a me andava bene così. Il perché ve l’ho detto, a me importa solo scrivere canzoni folk, sento che sono già da qualche parte nell’aria o dentro di me.”

Uno spettacolo tra musica e teatro, un viaggio di formazione attraverso l’America le sue radici e il suo “rinascimento”. Le immagini in bianco e nero scorrono sullo schermo mentre la narrazione ci svela il percorso umano e artistico di uno dei più interessanti e innovativi poeti del nostro tempo. Più che un tributo a Bob Dylan, un racconto accorato e insieme un reportage fotografico di un epoca e dei suoi fermenti; una visita a quella fabbrica di idee e di arte che è il Village newyorchese degli anni Sessanta.

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