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mentono sapendo di mentine

giovedì 23 giugno 2011

Christiania resta libera gli hippie riscattano la città


La città dell'utopia di Copenaghen continuerà a vivere, libera e abitata. Gli hippie di Christiania sono riusciti a evitare che le autorità danesi la smantellassero, distruggendone l'utopia. Per riscattarla i suoi 700 abitanti hanno combattuto pacificamente 1 per otto anni, hanno negoziato con le autorità statali che volevano sfrattarli e a distanza di 40 anni dalla fondazione, hanno accettato il modello di accordo elaborato dal ministero della Difesa di Copenaghen. Da oggi potranno avere il diritto di usufrutto del quartiere occupato e autogestito (circa 35 ettari), a condizione che acquistino attraverso un fondo l'intero complesso residenziale per 76,2 milioni di corone danesi, l'equivalente di circa 10,2 milioni di euro. da Repubblica.it FOTO VIDEO Fondata nel 1971 in un campo di caserme abbandonate di fronte alla Sirenetta da un gruppo di hippie, Christiania oggi è salva. "Con l'accordo - ha detto il portavoce della città, Thomas Ertmann - possiamo continuare a essere una società alternativa e Christiania stessa di può rinnovare e sviluppare come un libero stato". L'accordo è stato raggiunto valutando l'insieme delle proprietà circa 3.500 corone (470 euro) a metro quadro, un valore molto al di sotto del prezzo di mercato. E' stato definito "bellissimo" dall'avvocato della comunità, Knud Foldshack, e ha avuto sostegno bipartisan in un Paese retto da un governo di centrodestra. Tanto da essere stato benedetto dal portavoce per le politiche finanziarie del partito conservatore, Mike Legarth: "Se gli abitanti di Christiania avessero dovuto pagare il prezzo pieno di mercato non avrebbero avuto alcuna possibilità".

Invece Christiania, che ha una propria valuta e propri costumi, leggi e regole autonome, dove la proprietà è collettiva, le auto quasi non circolano, così come la violenza, le armi e le droghe pesanti sono tenute fuori, dove le decisioni politiche vengono prese in sessioni plenarie o "incontri di zona", con le sue strade senza asfalto, e le bancarelle per le droghe leggere, è un sogno che può continuare a esistere e continuare a essere una delle mete preferite dell'intera capitale danese. Negli anni di negoziati e lotte per la sua chiusura, gli abitanti contrattaccarono con umorismo e perseveranza. Quando nel 2002 le autorità chiesero che il commercio di hashish venisse reso meno visibile, gli abitanti coprirono le bancarelle con teli mimetici. Dal 2004 il commercio della sostanza prosegue su base personale, come un modo per persuadere il governo a lasciare in vita Christiania. Il 19 maggio 2007, a 35 anni dalla sua nascita, la polizia distrusse uno dei primi edifici. Da oggi la lotta finisce, e l'utopia è stata valutata a un prezzo di dieci milioni di euro. Che, assicurano gli abitanti, "riusciremo a pagare". da Repubblica.it

ACCABADORA

Maria e Tzia Bonaria vivono come madre e figlia, ma la loro intesa ha il valore speciale delle cose che si sono scelte. La vecchia sarta ha visto Maria rubacchiare in un negozio, e siccome nessuno la guardava ha pensato di prenderla con sé, perché «le colpe, come le persone, iniziano a esistere se qualcuno se ne accorge». E adesso avrà molto da insegnare a quella bambina cocciuta e sola: come cucire le asole, come armarsi per le guerre che l'aspettano, come imparare l'umiltà di accogliere sia la vita sia la morte.
D'altra parte, «non c'è nessun vivo che arrivi al suo giorno senza aver avuto padri e madri a ogni angolo di strada».


giovedì 9 giugno 2011

BELLA GENTE D'APPENNINO



«All’origine di tutto ciò che posseggo c’è l’alfabeto. L’abbecedario su cui imparai a scrivere e leggere: A come albero, B come barca, C come casa, D come dono... dono e destino. Appena prima avevo imparato a tracciare, con mano sicura, gesti antichi: aste, croci, tondi, quadri. Segni e simboli. La parola scritta, la lettura sillabante, lo studio. Sapere e fare. Ricchezza del conversare. Non ho speso bene i miei giorni. Molti li ho sciupati, di molti sono stato spettatore. Troppi li ho macerati, estenuanti, in una sequela di tensioni senza soddisfazione; in guerra con tutto e con me stesso. Me ne sono liberato, a volte con fatica sempre con sollievo».

domenica 5 giugno 2011

Per 12 anni il regista Leonard Retel Helmrich ha seguito una famiglia indonesiana degli slums di Jakarta. Come nei pluripremiati capitoli precedenti di questa trilogia, THE EYE OF THE DAY e THE SHAPE OF THE MOON, Retel continua a raccontarci i sommovimenti profondi della società indonesiana attraverso le vicende della famiglia Sjamsuddin. Con uno sguardo intimo e partecipe, la quotidianità diviene il campo sul quale si misurano tutti i grandi temi dell'Indonesia contemporanea: la corruzione, il conflitto fra religioni, la piaga del gioco, il divario generazionale e la distanza sempre crescente fra ricchi e poveri. Premiato come miglior documentario nell'edizione 2011 del Sundance Film Festival di Robert Redford e al prestigioso festival del documentario IDFA di Amsterdam.

TAMBORO

Tamboro, che in lingua ingaricó significa «per tutti, senza alcuna distinzione», ultima opera del regista Sergio Bernardes morto durante la lavorazione del film, delinea un vero e proprio viaggio nella complessità della realtà brasiliana che affronta, grazie alle parole di intellettuali come Leonardo Boff, le grandi contraddizioni del paese: dalla deforestazione amazzonica alla difficile situazione nelle campagne, fino alla crescente criminalità dei grandi centri urbani.

WAST LAND

WASTE LAND Official Trailer from Almega Projects on Vimeo.

Michael Cimino, regista e presidente della giuria di CinemAmbiente 2011